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La “nuvola” svizzera contro gli spioni

IntroMILANO - Un tempo in Svizzera si portavano i soldi perché lì erano al sicuro (soprattutto dall’Agenzia delle entrate). Domani probabilmente si porteranno i dati sensibili. L’operatore nazionale Swisscom sta infatti promuovendo la propria soluzione di cloud computing puntando sulla sicurezza e sulla tutela della privacy. E sullo sfondo ci sono ovviamente tutti i limiti evidenziati dai provider Usa nel caso dello spionaggio della NSA americana. 

TRADIZIONE - “La Svizzera ha una lunga tradizione di tutela della privacy e della protezione dei dati – ha dichiarato a Reuters Andreas Konig, responsabile IT di Swisscom – per questo è molto difficile riuscire a infrangerla”. Il Patriot Act prima (2001) e il Foreign Intelligence Surveillance Act poi (2008) permettono al governo statunitense di raccogliere grandi quantitativi di dati senza necessariamente passare attraverso l’ordine di un giudice. In Svizzera, come in Italia e altri Paesi europei, invece senza richiesta di un magistrato ai dati non si accede, nemmeno se si è il governo. Swisscom inoltre, essendo partecipata dallo Stato, ha come imposizione quella di allocare i datacenter entro i confini nazionali, senza poter esternalizzare i server col rischio di dover sottostare ad altre leggi nazionali, più lassiste in tema di privacy. Difendere i dati dalle intrusioni più o meno legali della intelligence straniere diventa così più facile. 

SVIZZERITA’ - Finora sulla nuvola elvetica sono stati ospitati solo dati di privati e aziende svizzere, ma l’affaire NSA-Prism ha acuito la sensibilità verso la tutela dei dati sensibili e improvvisamente fornito un nuovo bacino di utenza estero a Swisscom. Il nuovo segreto bancario svizzero, dove la legislazione sulla privacy è tra le più rigorose del pianeta, potrebbe quindi diventare il segreto dei datacenter, con l’unica limitazione che le garanzie di tutela assoluta diminuiscono allontanandosi dai confini del Paese dei cantoni. Ma finché rimangono in Svizzera sono al sicuro “anche da intrusioni provenienti dall’estero” come riportato sul sito alla voce Swissness (traducibile più o meno con svizzerità o svizzeritudine) e con evidente riferimento all’intelligence americana. 

GERMANIA–BRASILE - Poco più a nord anche i tedeschi, quantomai inviperiti per lo spionaggio da parte degli alleati Usa, stanno pensando a soluzioni nazionali per tutelare i propri dati ma con una soluzione decisamente più drastica e discutibile. I dettagli non sono ancora noti ma Deutsche Telekom sta chiedendo la collaborazione di tutti i provider locali per creare una rete su cui transitano tutti i dati e le email dei tedeschi. Anche il Brasile – che insieme alla Germania ha chiesto all’Onu di approvare una risoluzione anti-spionaggio internazionale – ha deciso di proteggere meglio la privacy dei cittadini adottando sia la soluzione elvetica sia quella tedesca: cloud computing entro i confini e internet nazionalizzato col minor numero di uscite verso l’estero dei dati brasiliani. Il problema è che internet è nato transnazionale, e vederlo ridotto a una collezione di reti nazionali chiuse ne minaccia l’essenza stessa. In alcuni casi (non quello svizzero e dei datacenter nazionali) i rimedi drastici sono peggiori dei mali drastici che vogliono curare.
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